Tecnologia

Robot collaborativi e interazione con l’essere umano: le nuove frontiere della robotica nella produzione industriale

robot collaborativi

Ai giorni nostri abbiamo sempre più robot collaborativi per favorire l’interazione con l’essere umano. Grazie all’innovazione tecnologia, l’obiettivo è quello di mettere in contatto l’umanità con il mondo dei robot.

Un azzardo decisamente rischioso, dato che la preoccupazione di molta gente è quella che un domani i robot possano sostituire il lavoro umano. Intanto gli elementi che ci farebbero credere un avvicinamento così stretto tra robot e umani, sono i device indossabili, sensori all’avanguardia e programmazione avanzata per far sì che un automa possa comportarsi come farebbe qualsiasi uomo.

Un’altra caratteristica che si avvicina sempre più alla cooperazione tra gli automi e gli umani è la parola stessa che viene data al robot: ovvero cobot. Sussistono diversi progetti dove l’automa dovrebbe replicare gli stessi atteggiamenti e abitudini di un qualsiasi essere umano.

Gli studi sulle potenzialità dei robot cominciano già dagli anni 90. Periodo storico in cui Michael Peshkin e J. Edward Colgate, entrambi professori della Northwestern University, hanno iniziato a lavorare su ricerche ed esperimenti in grado di identificare le migliori strategie per progettare automi che potessero garantire un approccio sicuro ed efficiente con l’essere umano.

Come apprendiamo dal sito di Homberger robotica le aziende che si occupano di produzione si stanno avvicinando al mondo della robotica non tanto per sostituire l’elemento umano ma piuttosto per integrarlo con prestazioni atte a garantire il miglioramento delle attività lavorative e l’ottimizzazione delle risorse impiegate

Perché i robot collaborativi vengono chiamati cobot

Spesso ci chiediamo per quale motivo i robot collaborativi vengono chiamati cobot. Si tratta di un termine attribuito a degli studi che hanno permesso di credere ad una forte interazione tra automi ed umani.

Basti pensare ai cobot che sono stati integrati in molteplici attività produttive di multinazionali. Tra i settori più coinvolti nel progetto sono senza dubbio quelli delle automotive. Nello stabilimento dell’azienda Greer (nel South Carolina), avviene la manifattura dei veicoli BMW. In questo stesso sito, da un po’ di anni operano 8.000 cobot.

Si tratta di un numero incredibile, con cui tali automi riescono a trovare una sinergia incredibile con gli operatori umani. Il lavoro eseguito tratta l’assemblaggio, il montaggio, la verniciatura e tutto ciò che include questa tipologia di lavori.

Il lavoro di successo garantito dai cobot, è dovuto a dei sensori altamente tecnologici con il quale riescono a percepire il bisogno e l’esigenza degli addetti ai lavori umani. Dunque essere umano e cobot lavorano nello stesso ambiente in totale sicurezza, facendo in modo che l’azienda possa risparmiare sui costi delle aree produttive e sui sistemi di alimentazione.

Un altro esempio di tecnologia all’avanguardia riguarda il progetto BionicWorkplace. Da come si può intuire dal nome, il ruolo principale del BionicCobot è quello di simulare l’anatomia umana per poter occuparsi e collaborare per lavori manuali come il settore degli pneumatici e similari.

La comunicazione del BionicCobot funziona attraverso una machine learning così potente, da riuscire a trasferire tutte le informazioni necessarie per svolgere compiti ben precisi, anticipare i movimenti e comprendere le necessità degli addetti ai lavori.

Un ulteriore elemento differenziante è lo scan del volto dell’operatore. In questo modo il cobot riconoscerà l’addetto al lavoro da aiutare e far sì possa avvenire una collaborazione come un vero e proprio aiutante umano.