Perché la città è sito culturale?
In Italia non sono solo le città ad ottenere riconoscimenti per bellezza e memoria storica, ma molto spesso anche comuni e piccole località. La notizia di Ivrea Patrimonio Unesco, infatti, suscitò ai tempi della candidatura un grande entusiasmo tra i piemontesi ma poco stupore: un comune tanto interessante meritava un’onorificenza tanto grande. Per chi non lo sapesse, però, le ragioni della candidatura non sono solo riconducibili all’aspetto grazioso di questa località e neanche al suo valore turistico. Nelle prossime righe proveremo a capire come il piccolo paesino sia riuscito ad aggiudicarsi il titolo di sito culturale.
La candidatura e il riconoscimento
Ivrea è stata inserita nei siti Unesco Patrimoni dell’Umanità nel luglio del 2018. Una candidatura piuttosto recente e tuttavia molto meritata. Ivrea entra infatti nella World Heritage List come il 54esimo sito Unesco d’Italia, un traguardo soddisfacente per il quale molto si interrogano. Se non è per l’architettura, né per il suo aspetto tanto affascinate, qual è la ragione della sua nomina? Sveliamo subito l’arcano.
Le ragioni dietro la nomina
Ivrea è un comune del Piemonte divenuto Patrimonio dell’umanità per la sua natura industriale. Nel XX secolo infatti era infatti un assetto urbano molto rilevante dal punto di vista industriale. Fu Adriano Olivetti a lanciare il progetto che le avrebbe conferito questo ruolo tanto importante. Quando l’azienda Olivetti fu messa in piedi, infatti, nei primi anni del Novecento, essa si accompagnò ad un’iniziativa ancor più ambiziosa: quella di lasciar comunicare l’imprenditoria con i suoi esecutori e di creare una città operaia per i dipendenti. Per questo, a partire dagli anni ’30, il comune piemontese divenne il cuore dell’attività economica locale e un centro industriale di riferimento per l’intera regione.
Questa piccola cittadina ancora oggi conserva le testimonianze del suo florido passato ed è l’esempio di un modello di città industriale proposto nel XX secolo. È questa la ragione che la colloca all’interno dei siti Unesco.
Il modello proposto da Olivetti
La città industriale di Ivrea risiedeva in uno spazio urbano in cui convivevano perfettamente due facce della stessa località: quella produttiva, legata al mondo dell’industria, e quella civile; composta dai cittadini.
Gli spazi quindi erano occupati da abitazioni, destinate ai dipendenti, che sorgevano nelle immediate vicinanze di stabilimenti industriali e fabbriche.